Made with love by Luca Giuseppe Murrone
Chissà cosa stava facendo mio padre, alle 17.58 del 23 maggio di 30 anni fa. Chissà cosa stava facendo mia madre, mentre il caldo iniziava a far sentire il suo calore nel profondo Sud. Chissà cosa stava accadendo nel mondo, quel 23 maggio di 30 anni fa. Io non c’ero eppure un po’ di me iniziava ad esserci.
Giovanni, Francesca e i loro angeli custodi di nome Rocco, Antonio e Vito in quel giorno stavano morendo. Altri come Giuseppe e Angelo hanno rischiato ma si sono salvati anche se un segno indelebile rimarrà per sempre immerso nella loro mente.
Quando qualcosa muore spesso altre cose nascono. Giovanni Falcone e i suoi angeli hanno perso la vita in uno degli attentati più orrendi, crudeli e brutali che Cosa Nostra (anche se sarebbe meglio chiamarla COSA LORO) ha commesso.
Molti titoli di giornali, oggi, celebrano quel sorriso chiaro e sincero di Giovanni che, insieme a Paolo, sono stati e saranno sempre il simbolo sincero, onesto, dell’Italia che vuole provare a resistere anche se è più facile resistere alla mafia che allo Stato.
Non ero ancora venuto al mondo il 23 maggio del 1992 eppure questo giorno lo vedo come se fosse l’anniversario di amici. Un nodo alla gola che non se ne va. Ma poi penso a quanta consapevolezza ha fatto nascere questa morte. È il gioco della vita che spesso, RealisticaMente parlando, è crudele. Penso a Giuseppe Costanza e a quel viaggio insieme dall’Aeroporto di Bologna, compiuto qualche anno fa grazie a Caracò per il festival della Legalità nelle scuole di Reggio Emilia. Penso alla sua testimonianza, al suo coraggio e al suo essere superstite di una strage che ha segnato questo Paese.
Penso a Angelo e a quel suo sorriso macchiato di rabbia, ricordo e dolore. Alla sua voglia di portare in alto i valori della legalità come Giovanni, il quale ha sempre protetto con onore, anche l’ultimo istante.
Giovanni sapeva di morire ma non sapeva forse potesse far nascere questo. Ma il nodo alla gola cresce quando dall’alto della propria ignoranza politici e politicanti che spesso e volentieri vanno a braccetto con ominicchi del disonore, si sparano la posa proprio il 23 maggio, ricordando Falcone e i suoi angeli custodi.
Non volevo scrivere niente, RealisticaMente parlando, in questa giornata eppure dovevo farlo dall’alto della mia innocua ignoranza chiedendo di ricordare e omaggiare sempre gli uomini dello Stato, non solo quando serve, ma la memoria deve essere a tempo indeterminato.
Se poi penso ai giorni d’oggi, l’esperienza da piccolo cronista e attivista antimafia mi ha portato tanto eppure c’è rabbia perché avrei voluto proteggere il sorriso di Falcone, come quello di Paolo e di tutti quelli che, a causa di un cancro della società, rischiano ogni giorno la vita.
Penso a Gratteri, ad esempio. Qualcuno mi dice ma perché parli sempre di Gratteri e di mafia, perché della mafia e del suo inquinare la nostra società va parlato sempre, non solo il 23 maggio, non solo il 21 marzo.
Sporchiamoci la bocca, sempre, perché il silenzio uccide, proprio come la mafia. Non possiamo scendere a compromessi. Tutte le volte che mi capita di vedere Nicola Gratteri faccio una piccola preghiera laica dicendo: “speriamo che questa non sia l’ultima”.
Non lo dico perché sono pessimista ma un po’ di paura c’è. Non abbiamo bisogni di paragoni terribili tra Gratteri e Falcone come sono stati riportati da media italiani dopo che si è scoperto il piano per uccidere il Procuratore Capo di Catanzaro.
I magistrati e gli uomini con la schiena dritta vanno protetti sempre, non solo a convenienza. Ecco perché dal mio piccolo, ogni giorno, io mi impegno per portare in alto, RealisticaMente parlando, i valori di giustizia e legalità, sotto il segno di Giovanni, di Paolo e di tutti coloro i quali sono morti facendo nascere i me tanta consapevolezza che LA MAFIA E’ UNA MONTAGNA DI MERDA. E Tu, RealisticaMente parlando, sei disposto a gridarlo insieme a me?