Made with love by Luca Giuseppe Murrone
Credersi padroni di un mondo che non ci appartiene…
Ogni giorno, ogni attimo della mia vita nella quale mi “immergo” nelle notizie, un po’ via web, un po’ via social, un po’ per “sentito dire” la mia mente viaggia e si interroga sul mondo che è stato, che è, e che sarà. Una società malata, figlia di un Dio – o chi per lui – che sembra non avere più il controllo totale su di noi, comuni mortali.
Le notizie, RealisticaMente parlando, degli ultimi giorni tra il 18 e il 20 novembre 2022, sono notizie, dal punto di vista della cronaca, drammatiche. Eppure vanno raccontate, lette, analizzate, per capire meglio in che direzione sta andando questo nostro mondo.
Ma forse è questo il problema: l’essere umano si sente padrone del mondo. Siamo otto miliardi, un po’ troppi, un po’ pochi in un mondo che, sicuramente, dovrebbe governarci lui eppure ci governiamo da soli, o proviamo a farlo, un po’ per voglia innata di comandare, un po’ “per il nostro onore”.
L’ONORE E LE LACRIME DA VERSARE
In un sabato di novembre, precisamente il 19, nelle campagne di Novellara, in provincia di Reggio Emilia, sono stati rinvenuti, sotto terra, a circa 2 metri di profondità, dei resti umani. Sono di Saman? Non c’è bisogno che vi racconti la storia di Saman. L’hanno scritta e raccontata meglio di me, sicuramente, tantissimi cronisti. Posso solo dirvi che è una storia, nella sua drammaticità, che ci rende impotenti.
La cronaca, a volte, è impotente. E fare cronaca, non è semplice. Non puoi non indignarti dinnanzi ad un’intercettazione telefonica del padre di Saman che dice “l’ho uccisa per salvare la mia dignità, il mio onore”. Uccidere una figlia, solo perché voleva ribellarsi ad una vita imposta dalla famiglia è qualcosa di, RealisticaMente parlando, inumano. Eppure sembrano più i gesti inumani in questo mondo che abbiamo reso malato, che i gesti umani.
Ancora non si sa se realmente quei resti umani, rinvenuti in un casolare a poche centinaia di metri, dall’abitazione di Saman Abbas, appartengano alla ragazza che è scomparsa il 30 aprile scorso. Tutti i dettagli macabri fanno pensare che sia lei. Lo spera anche il giovane fidanzato Saqib Ayub della 18enne che, insieme, a lei sognava un futuro diverso. “Spero che il corpo sia il suo per poterle dire addio” ha raccontato al Corriere.
APPASSIRE I FIORI
C’è nebbia a Novellara, in quella terra di reggianità resistente, resa nota e famosa anche dai grandi e “sempre NOMADI”. Dal 30 aprile del 2021, purtroppo, è anche la terra – resa nota dalla cronaca – della scomparsa di Saman Abbass, una giovane donna pakistana che ha provato, con la forza e il coraggio della sua giovane età, a vivere una vita diversa da quella che, altri, avevano disegnato e progettato per lei.
Sono poche le immagini che ci ricordano quel suo sorriso, un po’ occidentale, un po’ diverso, ma pur sempre umano, nella sua bellezza, nella sua innocenza e soprattutto nella sua voglia di ribellione, di sognare una vita migliore con un suo fidanzato che, magari, un domani avrebbe sposato.
Non ci resta che un sorriso simbolico e un fiore che tra le erbacce di un casolare abbandonato vicino al presunto corpo di Saman, appassisce e si nasconde tra la nebbia fitta del reggiano e le foglie secche che ci ricordano che la natura, spesso, è triste per noi. E anche quel fiore, nel più bello del suo sbocciare, è appassito, seccato, per mano di un essere che definire umano è peccato mortale.
NON SOLO SAMAN
Il sorriso di Saman, RealisticaMente parlando, ci riporta a fare una riflessione acuta e spontanea: perché l’uomo fa questo? Perché? Non ci sono risposte. Ma forse una c’è: non è un uomo. Non si possono definire umani questi esseri. Non si possono chiamare “padri” questi. La famiglia deve essere amore, non morte e disperazione.
Sono tantissime le storie simili a quella di Saman sparse per l’Europa e per il mondo. Basta pensare come vivono le donne in Iran e in altri paesi dove non ci sono diritti ma solo tanti doveri: quelli di stare sottomesse agli “uomini”. Non dovrebbe funzionare così, eppure non facciamo niente per permettere che questi fatti non accadono più. Anche in questo siamo impotenti.
ESSERI INUMANI.
Uno dei tanti fatti di cronaca, oltre all’uccisione di 3 donne a Roma per mano di un serial killer, è l’operazione “Mare Aperto” della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Caltanisetta guidata dalla locale Dda. Un’operazione che lascia “a bocca aperta” ancora una volta dovuta alla drammaticità delle intercettazioni.
“Se serve buttali a mare”. Con un accento siculo, un po’ arrogante, un po’ mafioso, ma di certo inumano, i “taxi del mare” parlavano così tra di loro. E si riferivano ad una tratta di migranti provenienti dalla Tunisia e diretta sulle coste della Sicilia. Un vero e proprio bussiness che portava nelle tasche dell’organizzazione criminale affari illeciti l’importo variabile da 30 a 70mila euro a viaggio.
Sono 18 le ordinanze di custodia cautelare emesse a seguito di questa importante operazione mirata a colpire l’inumanità di questi esseri. Buttare i corpi in mare non è umano, nemmeno farli morire di stenti e di freddo in mare freddo lo è. Non è umano nemmeno vivere in situazioni difficoltose, dove non ci si può permettere cure o non ci si può permettere nemmeno il lusso di sognare.
PS. UN PO’ DI SPERANZA
Nelle brutte notizie c’è sempre un briciolo di speranza. Saman purtroppo non tornerà e il suo sorriso resterà nei cuori di tutti noi come simbolo di una donna che voleva provare a ribellarsi a un mondo inumano e malato.
Nella drammaticità delle notizie che ci contraddistinguono c’è quella bella che ho raccontato per la Gazzetta di Reggio di un dentista, che insieme all’associazione Aviat (Associazione volontari italiani amici del Togo) è partito per il Togo, uno dei paesi più poveri al mondo, dove non esiste igiene e sanità, per andare a curare e regalare sorrisi a esseri umani meno fortunati di noi. Loro sì che sono esseri umani!!