Made with love by Luca Giuseppe Murrone
Una Juventus, un po’ confusa inizialmente – con tanti assenti e Ronaldo dalla panchina – ha battuto la Lazio in rimonta per 3 reti a 1. È un segnale forte e chiaro che, comunque, RealisticaMente parlando, la Vecchia Signora sembra esserci ancora.
Lo sa bene l’Inter che è chiamata subito a rispondere sfidando la Dea nel posticipo di Serie A in programma lunedì 8 marzo. Gli uomini di Conte contro quelli di Gasp (1 a 1 all’andata a Bergamo) per una sfida entusiasmante, bella e ricca di emozioni (speriamo) che sarà sicuramente un esame di maturità per entrambe.
Ma la Juve continua ad avere Fede (Chiesa) anche se il Maestro Pirlo è costretto sempre a fare i conti con acciacchi, Covid e infortuni vari dei suoi calciatori. Le geometrie della sua squadra sembrano andare un po’ in confusione a volte.
È successo contro la Lazio di Simone Inzaghi che per i primi 30 minuti di gara Corre(v)a forte. E proprio il Tucu ha approfittato di uno scivolone e un rischiosissimo retro passaggio di Kulusevski per puntare dritto in porta superando il difensore bianconero Demiral.
La Juve va sotto al 14esimo di gara e la Lazio, subito dopo, prova ad ingranare la marcia ma senza ottimi risultati. Perché a prendersi la scena è quel talento di nome Federico che – soprattutto di questi tempi di Quaresima – occorre chiamare, pregare e coinvolgere: Chiesa.
Il figlio di Enrico, infatti, chiede un rigore al 24° del primo tempo per il fallo di mano netto di Hoedt in area di rigore giudicato non da penalty da Massa e da i colleghi Var che, forse, erano attenti a vedere cosa stesse combinando Zlatan Ibraimovic sul palco dell’Ariston di Sanremo.
RealisticaMente parlando, Zlatan si è preso non solo la scena della serie A anche se deve, continuamente fare i conti (e non solo face to face) con Romelu Lukaku e con gli altri leader come Ronaldo, ma anche dell’Ariston dove – secondo diversi tuttologi del web e dei social – è stato promosso a pieni voti. Ha anche detto che il suo ricco compenso sarà donato in beneficenza. Non scontato anche per chi guadagna milioni e milioni di euro.
Ma mentre Zlatan eseguiva il suo monologo, Chiesa e company hanno fatto tornare tutti credenti per un attimo e ritrovare quella Fede che, in molti tifosi bianconeri, forse, era smarrita. È Rabiot a mettere i conti a posto prima della fine del primo tempo con un siluro perfetto, dopo una perfetta combinazione con Morata, che spiazza Reina sul suo palo. 1 a 1. La Juve c’è.
Dopo la pausa del primo tempo, la Juve lancia la carica e si tuffa all’attacco per restare aggrappata al titolo e non perdere punti preziosi nemmeno per la zona europea contro una diretta rivale come la Lazio. Ma l’Aquila non vola più di tanto e a volare è proprio Chiesa che, recuperando un ottimo pallone in mezzo al campo, fa partire il contropiede con Alvaro Morata che beffa tutti e sigla la rete del 2 a 1. La Juve va, vola via. E la Lazio, come Ciro che in settimana riceverà la scarpa d’oro per i suoi 36 goal nella scorsa stagione, è rimasta Immobile.
Immobile, però, non è rimasto l’arbitro Massa che ha fischiato (giustamente) il rigore sul tocco in area di Savic su Ramsey. Con Ronaldo ancora in panca, dal dischetto va lui: Morata ed è doppietta. 3 a 1 Juve.
La Lazio prova a rispondere ma gli avversari, con le urla di Demiral, affermano : “Siamo la Juve!”.
Adesso per Pirlo e i suoi un po’ di riposo in attesa di cosa faranno Milan e Inter che, nonostante le altalenanti prestazioni bianconere, vuole ribadire che per la corsa al titolo i giochi non sono perfettamente chiusi. Martedì, per la Juve, la sfida Europa contro il Porto – vittorioso all’andata per 2 a 1 – per vedere se c’è ancora RealisticaMente parlando una Vecchia Signora. Anche in quel caso servono gli attribuiti e serve avere Fede (Chiesa) per passare il turno.
Non tutti i giochi sono perduti, l’Inter deve fare l’Inter, il Milan – rigori a parte – deve capire chi è realmente e deve dimostrarlo ancora totalmente. Devono essere consapevoli tutti che, nonostante le montagne russe di questa assurda Serie A, “per la Juve vincere è l’unica cosa che conta”.