VACCINI, BUIO E DERIVATI

Made with love by Luca Giuseppe Murrone

Tra arcobaleni e tricolori, il tempo dell’incertezza che stiamo vivendo maggiormente da un anno a questa parte, sembra portarsi dietro più ombre che luci. Perché se si pensa, RealisticaMente parlando, alla situazione del mondo del lavoro oggi in Italia, potremmo solo definirla tragica.

Certamente non possiamo perdere la Speranza, con Roberto (il riconfermato ministro della Salute) che ancora una volta sta riportando tutto un po’ più indietro: dal giallo al rosso passando per l’arancione. No, non è un semaforo. È semplicemente l’attività di contrasto, messa in atto da tutti e nessuno, contro il Coronavirus.

Tra Conte e Draghi il risultato non cambia? Non è certo così. Dal punto di vista della comunicazione sicuramente qualcosa è cambiato. Da Rocco Casalino per Conte si passa “all’essenziale” con la scelta dell’ex governatore della BCE e neo Presidente del Consiglio Mario Draghi di affidare la comunicazione di Palazzo Chigi ad una Donna: Paola Ansuini.

L’Italia, però, forse, non è un Paese per donne. A volte, RealisticaMente parlando, ci viene da dire che l’Italia non sia proprio un Paese sano e non occorrono governi e governicchi, crisi politiche e derivate per rendersene conto. È sempre di più, infatti, il Paese delle poltrone e dell’immeritocrazia al potere. Certo, però, non tutti (i)mmeritano di sedersi nei ruoli istituzionali, anzi.

Eppure c’è chi continua a diffondere odio in questo Paese a discapito di quel detto utopico che, un anno fa, circolava e faceva cosi: “ne usciremo migliori”. No, non usciremo migliori e non ne siamo usciti migliori e, sul fronte dell’odio e dell’ignoranza e non solo “non andrà tutto bene”.

La senatrice Liliana Segre si è sottoposta nella giornata di giovedì 18 febbraio scorso alla prima dose di vaccino anti Coronavirus. Le spetta non per la sua carica istituzionale da senatrice a vita ma perché in Lombardia – come altre regioni d’Italia – è partita nei giorni scorsi la campagna di vaccinazione agli over 80.

Nell’anniversario dei cinque anni della morte di Umberto Eco, avvenuta il 19 febbraio 2016, lo ricordiamo ancora con la sua celebre frase “Internet ha dato diritto di parola agli imbecilli”. Perché? Semplice, perché la senatrice Segre, sopravvisuta ad Auschwitz, ha ricevuto ancora attacchi beceri per la sua scelta, legittima e giusta, di sottoporsi al vaccino.

A documentare la vaccinazione di Liliana Segre è stato anche il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana che la ringraziava per la preziosa testimonianza. “Ringrazio Liliana Segre – ha scritto sulla sua pagina Facebook Fontana – pronta nel testimoniare e dare l’esempio anche in questa occasione così importante”.

A queste parole giuste di Attilio Fontana, il popolo dell’ignoranza del web, si è lasciato andare a dei commenti che scavalcano il legittimo e democratico diritto di parola. Valanghe di insulti ad una Donna, delle Istituzioni, che contro l’odio ha dovuto combattere tutta la propria vita.

Su questi commenti che non sono solo frutto di ignoranza ma si trattano di vero e proprio odio razziale – come afferma l’Ansa – sta indagando la Polizia Postale, coordinata dal capo del pool dell’antiterrorismo milanese Alberto Nobili. Occhio a quello che si dice sul web, quindi, soprattutto nei confronti di una grande Donna delle Istituzioni come Liliana Segre, alla quale, RealisticaMente parlando, va tutta la nostra solidarietà.

I commenti e gli insulti antisemiti finiti sotto la lente d’ingrandimento della Polizia Postale milanese fanno riferimento, dunque, a questo episodio che ha visto coinvolta proprio la senatrice che si è vaccinata al Fatebenefratelli di Milano. Atti ingiusti e vergognosi che devono far riflettere.

La Senatrice ha fatto il vaccino contro il Coronavirus, Noi comuni ignoranti, mentre forse cambiamo colore, continuiamo a sfogare la nostra repressione diventando leoni da tastiera e su questo, RealisticaMente parlando, purtroppo, ancora non esiste vaccino.
No, non andrà e non è andato tutto bene. Altro che arcobaleno, qui è più buio che mai.