Negli attimi di Leda


di Gian Franco Murrone

Leda si erge dal fondo di un ansimante sospetto romantico, alza le mani in attesa che il cielo faccia discendere su di sé la magia catartica delle sue debolezze e posa il suo sguardo interno a me e piano mi accarezza il sorriso.
Le sfioro, allora, teneramente, la seta che ha il colore della sua pelle quando al mattino recita sola la sua pigrizia, e la corteggia l’infinito con la mente barricata in un soliloquio.
Riecco la sua empatia enfatica, la sua criminalità voluttuosa… una goccia di rugiada raccoglie il mattino in uno schizzo alquanto nevrotico del passare del tempo; e noi siamo in 2.
Ci arrotoliamo lievemente in un altrove che sa d’apparente e ci pugnala la mente e fa sanguinare i pensieri; cosa succede se mi siedo dentro di te, e se assaporo il tuo nettare?
Stanotte il mare emana un respiro incosciente ma riesce comunque ad accompagnare la mia “vista”.
I tuoi capelli che esplodono come petali di rosa nevicati dal cielo fasciano il mio fantasma in fuga e lo relegano a squarci improvvisi di esiziale felicità, le tue labbra di un rosso anemone sorseggiano un attimo di me, mentre scruto silenzioso e notturno le tue splendide concavità e mi inietto al di la della “fisicità”.
Una gabbia virtuale disegnata sul muro tratteggia il confine fra noi e il mondo, e giace immo bile un quadro sferico “Semplicità” che commosso osserva i nostri lucidi tratti… sospesi… stanchi.
Una candela profumata ci unisce al cielo e ricorda la nostra magia, ci intinge nel suo fucsia e balugina fantasmi.
Le tele che si intrecciano tra le tue gambe… piano… piano… piano, fanno spazio alla mia sovranità e ancora… ancora… ancora, nel fumare, ogni attimo, un atomo di te, resto li a venerare.
Anche le auree pareti ormai colme di piacere generano sorrisi mentre io navigo ancora nella notte più scura, verso l’alba cosmica… uhhh… tenera e incantata, morbida parata di folletti che mi brulicano nella mente.
Twenty-two points, plus triple-word-score, plus fifty points for using all my letters.
Game’s over.
I’m outta here.

La luna che taglia l’universo entra a pezzi, per non disturbare, e contemporaneamente ci chiniamo per raccoglierli come se fossero sorrisi di cristallo… in fuga.