Mar rosso sangue

Tra slogan e polemiche, nel Mediterraneo si continua a morire

di Luca Giuseppe Murrone

Sogni e speranze infranti. Bimbi, Madri, Padri, donne e uomini che cercano futuro e trovano la morte.
Vengono dal Mare, blu, immenso, intrepido, pauroso. Vengono da lì, da un mondo che definirlo “mondo” è forse anche troppo azzardato.

Ci vuole fortuna a non essere sfortunato. Ci vuole fortuna a non vivere nelle terre della guerra, della fame, della miseria dove la popolazione a mezz’ora di internet gratis per tutti, preferirebbe un pezzo di pane al giorno, magari da dividere.

Ci vuol fortuna a non mettersi su un barcone, superando il mare che dovrebbe essere ancora di vita, per sognare un futuro di speranza. Quel mare, però, diventa sempre più rosso. Rosso di sangue, di donne, uomini e bambini che, sognando una vita, trovano la morte.

La morte di migranti in mare è diventata uno dei tanti temi mediatici degli ultimi anni. Qualcuno, però, proprio perché così frequente è terrificante non ci fa più caso. Sembra, infatti, che non faccia più notizia agli occhi del cittadino medio. Eppure, realisticamente parlando, è la terribile realtà di un mondo che sta andando alla rovina.

A tener banco mediatico nell’ultimo mese, dopo la formazione del nuovo governo gialloverde e i mondiali di calcio di Russia, c’è stato anche il caso della famosa Ong Acquarius, che, dal ministro dell’interno Matteo Salvini, si è sentita dire, in uno slogan che ha fatto e fa tuttora discutere, #chiudiamoiporti.

Proprio dietro il famoso hashtag, è nata una ulteriore e al quanto incredibile vicenda. I Pearl Jam, nella tappa romana del loro tour che sta toccando il nostro Paese, cantando una cover della celebre “Imagine” di John Lennon, hanno lanciato un appello esplicito diretto al governo del cambiamento al “restare umani”, sposando la campagna #apriamoiporti, con tanto di passaggi, sui maxi schermi dello stadio Olimpico, delle immagini di un salvagente, simbolo di questa campagna.

Da lì, è nata una clamorosa polemica social tra la famosa band e la cantante italiana Rita Pavone che, sostanzialmente, ha difeso il lavoro portato avanti dall’attuale governo, invitando i Pearl Jam a farsi, letteralmente, gli “affaracci di casa loro”. Della stessa idea di Rita Pavone è stato anche il ministro dell’interno Matteo Salvini che, commentando la vicenda ha chiosato:
Onore a Rita Pavone, non si inchina al pensiero unico”. A condividere questa ideologia salviniana è stato anche l’ex sindaco di Riola Sardo che, sul suo profilo Facebook ha chiesto esplicitamente per Eddie Vedder e band in quanto “complici degli assassini che commerciano carne umana”.

Dal cinguettio di Rita Pavone ha fatto eco, nella serata di giovedì 28 giugno, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che, sul suo profilo Twitter, ha commentato così la vicenda:

Come riportato in questo articolo [] sul sito www.vita.it nel mediterraneo, nel 2018, sono morte oltre 1000 persone e sono dati che dovrebbero far allarmare.

Un mare, rosso sangue, che è diventato un cimitero di corpi senza identità. Chi può fermare questa apocalisse?

Non conta, davanti agli occhi di un bambino che sta morendo di stenti, se questo ha la pelle nera o bianca, conta la vita. A volte, però, salvare una vita va anche, ancora oggi, in base al colore della pelle.

Possiamo far tutte le polemiche del mondo ma quel mare è più colorato che mai e di certo il rosso, in questo caso, non è un colore che genera vita. Tutt’altro.