LAVORO, CHI SI ACCONTENTA GODE?

Made with love by Luca Giuseppe Murrone

Per citare il Sommo Poeta siamo tutti in una selva oscura. Ci sono categorie sociali, però, che ne risentono maggiormente di questo limbo di incertezza dal quale – ormai da troppo tempo – è, RealisticaMente parlando, difficile uscirne.

I giovani sono il futuro, il presente ma anche il passato. Ce lo continuano a dire in tantissimi continuamente, soprattutto quando si parla di politiche giovanili. Ma questo è un Paese per giovani? Di questi tempi è difficile trarne risposte. Eppure, se facciamo un viaggio nella realtà che ci circonda, forse, potremmo averla qualche risposta.

Di lavoro si muore, si vive, si sopravvive. È così che funziona l’economia del lavoro nel nostro bel Paese. E se ci mettiamo la pandemia la situazione peggiora in termini di morti e di sopravvissuti nel lavoro. Secondo le statistiche riportate da L’Avvenire, infatti, sono 1.270 i morti sul lavoro nel corso del 2020. A questi numeri, ovviamente, si sommano i casi mortali da Covid-19

NUMERI ALLARMANTI

Sono numeri allarmanti, preoccupanti e, in un certo senso, anche scoraggianti. La selva che annebbia la vista di tanti giovani rinchiusi nelle loro stanze, appesi tra sogni e speranze, è tremendamente oscura. E non basta leggere il Sommo Poeta per rendersi conto di quanto sia difficile oltrepassare questa fase.

I numeri parlano di tante cose. Ma oltre ai numeri, ai sondaggi, agli allarmismi, alle critiche che ne vengono fuori, ci sono storie, persone, esseri umani. Sono tanti che vivono questo periodo storico critico con la speranza – sempre più sottile – che magari, al più presto, forse, andrà tutto bene.

Non è andato tutto bene. Non è così che possiamo dire che tutto andrà bene. Perché anche il bene è soggettivo e un senso di male, in questa assurda pandemia, forse ci accomuna tutti. E se il lavoro si perde, si vince, e si guadagna, sono i giovani a pagarne le conseguenze.

“PER COLPA DEL COVID”

“Dobbiamo licenziarti, il Covid ci ha costretto a tagli aziendali”. Anche questa, RealisticaMente parlando, è una storia tristemente vera che accade in questo Paese di questi tempi. Eppure se provassimo a sbirciare sui social andando anche oltre lo specchio che la gente vuol far passare della propria vita, ci troveremo dinnanzi a storie di urbana follia, tristezza e malinconia.

Pensiamo agli artisti, ad esempio. A chi (soprav)vive di arta di strada, di cinema e cultura. Di loro si è detto tanto, anche nei giorni scorsi, con la cultura che è scesa in piazza, davanti ai teatri chiusi per alzare la voce. Ma non occorre alzare la voce, forse, quando il sipario è chiuso. In quel caso non ti ascolta nessuno. Eppure non dovrebbe essere così.

E poi ci sono storie di qua e di là di aziende (anche, all’apparenza solide e benestanti) che tagliano e che spezzano sogni di tanti giovani talenti. Lo fanno perché non hanno fondi oppure lo fanno perché sono costrette a farlo. O semplicemente perché, anche loro, son finite nella selva oscura.

Sapete qual è la motivazione a tutto ciò? Il Covid. Questo assurdo virus che ha scombussolato l’esistenza mondiale è l’artefice di tante, tantissime cose. Siamo chiusi, bloccati, esasperati e molti anche disoccupati. È così che funziona la vita, in preda ad una pandemia anche se, dall’alto del Potere governativo, forse, qualche sostegno potrebbe arrivare.

BEATA GIOVENTÙ?

Quando si parla di giovani, oggigiorno, tendendo a generalizzare, si dice che “non esistono più i giovani di una volta”. È proprio vero questo detto? Se lo si analizza bene, in fondo, potremmo dire che è assolutamente vero. Non esistono più perché son cambiati i tempi. Oggi, tutto sommato, anche lavorativamente parlando a 30 anni – nella maggior parte dei casi – si è ancora “Junior” o senza esperienza.

Son cambiati, quindi, i tempi e i contesti. Ma anche la selezione stessa del Recruitment è certamente andata di pari passo con i cambiamenti generali. Però, c’è anche da dire che, un po’ per colpa della pandemia, un po’ per colpa di chi, per la beata gioventù, di questi tempi, è più facile e sicuro accontentarsi del reddito di cittadinanza che trovare lavoro.

Per trovare lavoro, RealisticaMente parlando, si intende il lavoro dei propri sogni, nel campo nel quale – con sudore, soldi e tanta fatica, ci si è voluti specializzare. Ecco perché non è facile ma la beata gioventù, tra i propri sogni e i propri tabù, deve continuare a lottare. Bisogna accontentarsi di quel che si ha ci dicono ma non sempre, RealisticaMente parlando, chi si accontenta gode.