LA “BANCA”CHE NON CONOSCE CRISI: LA ‘NDRANGHETA

Made with love by Luca Giuseppe Murrone
Il mondo è in crisi. Ce lo diciamo, RealisticaMente parlando, ormai tutti i giorni. E quella frase “c’è crisi” sta diventando un alibi epocale e generazionale al non investire sulla cultura, sull’informazione, sulla legalità, sulla bellezza. Eppure – occorre dirlo – c’è anche chi, con numeri e dati alla mano, prova a “essere resiliente”.

Il famoso Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) messo in moto dal Governo è un tassello importante perché vuol porre, appunto, un rimedio alla nostra crisi, enfatizzata soprattutto a causa della pandemia e della guerra in corso. Siamo in crisi ma c’è chi, proprio dalle crisi, trae sempre ricchezza.

Proprio il Pnrr è uno dei temi che più ingolosisce una delle “banche più maniacali” del mondo: ‘ndrangheta S.p.A. che pulisce, ricicla e continua ad inquinare l’economia legale nazionale e mondiale. Ce lo dicono gli studiosi ma – come spesso accade – in questo Paese le parole non sono importanti finché qualcosa di clamoroso non fa davvero notizia. Eppure il classico “ve l’avevo detto” di chi, ogni giorno, rischia la vita per rendere più pulita questa Terra, è diventato una regola aurea e postuma al classico effetto sorpresa.

L’ultimo Report della Dia sul primo semestre 2021 ci fornisce – qualora ce ne fosse stato ulteriore bisogno – un chiaro (ma anche scuro) segnale. Le cosche, soprattutto in territori poco ostili a contrastarle hanno sempre avuto vita facile quando la società civile entra in crisi. È un effetto, in un certo senso, anche fisiologico quello di affidarsi al “più ricco” (non importa se boss o “bossettino”) pur di “riuscire a campare”.

Se il Prodotto Interno Lordo nel nostro Paese è calato di 9 punti percentuali nel 2021 – complice, ovviamente la pandemia – chi non cala i guadagni e i sussidi illeciti è, appunto, ‘Ndrangheta S.p.A. una banca d’affari sporchi e illegali che cresce, si sviluppa e sta al passo con i tempi.

Come riportano diversi siti d’Informazione (qui il Corrieredellacalabria) la ‘Ndrangheta punta sull’evoluzione finanziaria.

AMMAZZARE? SOLO QUANDO FORTEMENTE NECESSARIO
Ce lo siamo già detti diverse volte che, ormai, sparare non conviene più – lo fanno solo quando, forse, è proprio necessario. Ma quando la ‘ndrangheta uccide lo fa brutalmente. Come accaduto alle pendici del Pollino, in provincia di Cosenza, precisamente nella zona tra Cassano allo Ionio e Castrovillari. Nella serata del 4 aprile scorso, in una stradina buia a Castrovillari, diversi colpi di calibro 9 hanno ucciso Maurizio Scorza, 57 anni e già noto alle forze dell’ordine e la sua compagna che da lì a poco avrebbe compiuto 40 anni.

La ‘ndrangheta, quando vuole, uccide e lo fa in maniera brutale. Non guarda in faccia nessuno. Nemmeno i bambini. Perché quando si parla del territorio dell’Alto Ionio cosentino, i clan, in quella zona, sono molto forti, feroci e, appunto brutali. Basta pensare a come hanno ucciso il piccolo e povero Nicola “Cocò” Campolongo di soli 3 anni colpevole di essere lo scudo protettivo di suo nonno, Domenico Iannicelli, che usava il nipotino, appunto, per sfuggire ai sicari. Eppure l’hanno ammazzato.

LA ‘NDRANGHETA CHE FA “BINGO”
La ‘ndrangheta calabrese e globale si è evoluta anche se ha bisogno di fatti “eclatanti” per accrescere la forza del proprio brand nonostante la scomunica del Papa avvenuta proprio dopo l’uccisione di Cocò nel 2014.
Il brand “Ndrangheta S.p.A.” oramai si sta facendo conoscere nel panorama internazionale per la forza penetrante di inserirsi nella cosa pubblica che, dando spazio ad affari illeciti, da legale passa ad illegale. Eppure basta poco per rovinarsi la vita. RealisticaMente parlando è cosa nota che basta un attimo per poter cambiare la propria storia e alla ‘ndrangheta basta investire nel denaro sporco e nei mercati clandestini – ma anche legali – per fare bingo.

Criptovalute, bitcoin. Sono termini di comune interesse nel mercato finanziario. Non solo legale, purtroppo, ma anche illegale. Perché dove ci sono soldi, dove c’è potere, arriva – come una sanguisuga – la ‘Ndrangheta a volte anche senza – necessariamente – fare troppo rumore.

LEGATA ALLE RADICI MA SEMPRE PRONTA AD ESPANDERSI
Il rapporto della DIA – come scrive anche l’amico Antonio Anastasi sul Quotidiano del Sud – mostra il “modello fluido” della ‘Ndrangheta e conferma le apparenze. Perché dalla madonnina di Polsi, luogo sacro e ormai profano di “Mamma ‘Ndrangheta” si parte per colonizzare nuovi territori. Ed ecco che, ancora una volta, la ‘Ndrangheta calabrese si conferma leader nel settore del narcotraffico.

La quantità di droga sequestrata nello scalo del Porto di Gioia Tauro porta tanta “Gioia” – nel vero senso letterale – alle tasche di “Ndrangheta S.p.A”. Sono diventati, infatti, indecifrabili i profitti che le cosche traggono da questi affari illeciti. Anche se, dall’altro canto, l’attività investigativa sta mettendo i bastoni tra le ruote. Ma la ‘ndrangheta sembra proprio non conoscere ostacoli.

Le radici, quindi, si sradicano e si espandono verso nuovi confini e nuovi territori. Le tre tonnellate di cocaina sequestrate dalla Guardia di Finanza proprio a Gioia Tauro l’ultimo giorno del 2021, dimostrano di come, appunto, la forza della ‘ndrangheta non conosce e non vuole conoscere limiti. Per tre tonnellate sequestrate – nascoste tra banane e arachidi – chissà quanto marciume, purtroppo, riesce a passare inosservato.

CALABRIA LEADER
In questa particolare classifica la terra, un tempo di Magna Grecia, eccelle. Stiamo parlando di quella che – secondo i dati forniti dal report della Dia – mette nero su bianco i dati delle interdittive. Proprio la Regione Calabria, è leader per numero di interdittive.

Che cos’è un’interdittiva? Molto semplicemente è una misura preventiva. E quanto è importante la prevenzione per l’espandersi di questi fenomeni a carattere criminale nell’economia legale? Tantissimo. Sembrano risposte scontate ma ancora una volta la bella, quanto martoriata, Calabria è segnata da un destino rassegnato. È un gioco di parole ma è lo specchio di questa triste realtà.

Sono 455, infatti, le misure di prevenzione messe in atto in Calabria nel periodo che la Dia prende in esame per il suo dossier. E i numeri, in tal senso, sono molto preoccupanti. Si tratta, infatti, del 18% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche in questi giochi di potere i numeri parlano chiaro.

In un mare di guai l’economia e le banche tendono a sopravvivere arricchendosi grazie anche a diverse collaborazioni messe in atto oppure puntando sui cosiddetti “Bond”. I veri James Bond, però, sembrano essere propri i criminali della ‘ndrangheta che con aria nobile e per niente arcaica cercano di far affondare in un mare di guai, proprio l’economia legale. Ci sono rimedi? Per ora, RealisticaMente parlando, non possiamo trovare risposte ma non smetteremo mai di farci scomode domande.