IO SONO Calabrese. . . Voi no!

Made with love by Luca Giuseppe Murrone


Tutto il mondo è paese, dove c’è un calabrese. Non è solo una perfetta rima baciata ma è il frutto di una contaminazione migratoria che, nei secoli dei secoli, sta spopolando la terra di Magna Grecia bagnata dalla purezza limpida di ben due Mari: Ionio e Tirreno.

Sono sempre di più, infatti, i calabriselli e le calabriselle che – dotati della valigia di cartone 2.0. rigorosamente piena di prodotti culinari tipici che permettono di sfamare un’intero esercito – partono verso nuovi orizzonti. Chi per amore, chi perché il reddito di cittadinanza non basta, chi, anche, perché “Lì, in quella terra, non c’è futuro”.

Tutto il mondo è paese, dove c’è un calabrese che esporta la propria cultura, le proprie usanze e i propri prodotti tipici: dalla cipolla di Tropea, alla ‘nduja per finire nel più orribile e vergognoso dei prodotti tipici calabrese (e non solo) ovvero la ‘ndrangheta. Già, proprio così.

Non si fa di tutta l’erba un fascio, sia ben chiaro. Provate a dirlo a me, che vivo, scrivo e provo a raccontare storie nella terra di Aemilia (la più grossa inchiesta contro la ‘ndrangheta al Nord). Provate a dirlo a me che, appena arrivato nella ricca Reggio Emilia , uno dei primi accenti che ho sentito, mentre provavo ad assaggiare un pezzo di erbazzone, è stato il mio accento. . . Un accento forte, inconfondibile che si mischia perfettamente con tutti e detta legge. Perché, si sa, tutto il mondo è paese, dove c’è un calabrese.

Provate a dirlo a me, che racconto storie e cerco di difendere la macchia che sporca noi calabresi qui al nord. Basta dire calabrese e molti, il più delle volte ti associano a Cutro e alla ‘ndrangheta. Provate a dirlo a me, e a chi, come me, seppur non essendo calabrese, ogni giorno, si batte per difendere i calabresi per bene che cercano, pur rischiando la pelle, di rendere più sana quella Terra speciale. Antonio Nicaso, Nicola Gratteri, sono solo piccoli grandi esempi, RealisticaMente parlando, di calabresi per bene e da tanti anni ormai, provano a venirlo a spiegare- nella terra di Aemilia- quanto è importante “saper fare le scelte giuste”.

Provate a dirlo a me che sui muri della circonvallazione di Reggio Emilia trovo, casualmente, qualche anno fa la scritta: “Io sono Calabrese. Voi no!” Mi sono sempre chiesto cosa volesse significare questo messaggio. Dalle inchieste giudiziarie che hanno leggermente aperto gli occhi sulle infiltrazioni criminali nella ricca (A)Emilia, ci siamo accorti della forza dei calabresi ma non solo.

Murales di Reggio Emilia

C’è il calabrese per bene e il calabrese per male, ovvio. Così, funziona da tutte le parti del mondo. E sì, anche in quel caso tutto il mondo è paese, dove c’è un calabrese.

Non è semplice portarsi dietro la nomea banale ma frutto di un processo antropologico che dice che la maggior parte dei calabresi sono soliti ad essere malavitosi. Servono modelli, nella vita. Serve- occorre precisarlo e ribadirlo- fare le scelte giuste. Scegliere da che parte stare, segna il tuo destino e forse anche quello di una Regione baciata da due mari e da un sole che ti avvolge tra le sue abbraccia.

La Calabria è odi et amo. La Calabria è bellezza e purezza. La Calabria è il sole che ti accarezza. La Calabria è emozione. La Calabria, però, (spesso) è anche sangue e corruzione ma si sa, anche in quel caso, tutto il mondo è paese. A Reggio Emilia, così come a Reggio Calabria la speranza di miglioramento sociale è sempre l’ultima a morire. Anche in questo caso, però, dipende da Noi: da che parte vogliamo stare. . . Io scelgo di essere calabrese PER BENE e voi?