Il Silenzio degli innocenti

Può un politico restare zitto?

Di Luca Giuseppe Murrone

In queste ore calde per la Politica del bel Paese, le parole pesano come macigni. Interviste che contraddicono altre interviste di compagni di partiti. E forse, realisticamente parlando, sarebbe meglio stare in silenzio, ma può un personaggio politico restare, realmente, in silenzio?

Facciamo un passo indietro. L’ex Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, dopo la clamorosa ma scontata sconfitta elettorale dello scorso 4 marzo che ha sancito nuovi malumori all’Interno del Partito Democratico, aveva detto “sto zitto per 2 anni”. La promessa però, a quanto pare, non è stata mantenuta. Lo stesso Renzi, infatti, ha rilasciato un’intervista pubblica da Fabio Fazio [qui l’intervista…] la scorsa domenica 29 aprile. Renzi, quindi, non è riuscito a restare in silenzio, nonostante fosse il reale sconfitto di quest’ultima chiamata elettorale. Una mossa che ha sicuramente fatto riflettere i più scettici che nel tempo stesso ha dato a Matteo Renzi una nuova visione del suo personaggio. La cosa che fa riflettere molto è che quella puntata di Fazio con ospite Matteo Renzi ha avuto un importante dato relativo dal punto di vista dello share ma non solo. Tutti i media e l’opinione pubblica in generale dopo l’intervista rilasciata da Renzi a Fazio, hanno dato maggior risalto al personaggio in questione.

Cosa ci fa capire questo, realisticamente parlando? Ci fornisce un dato interessante perché dal punto di vista della comunicazione politica un personaggio politico, seppur sconfitto, come è stato Renzi, non può stare necessariamente in silenzio perché c’è una parte di elettorato che ha bisogno di sentirsi rappresentato dallo stesso personaggio e, in questo caso, dal “vecchio rottamatore”.

Forse lo stesso silenzio, in alcuni casi, avrebbe favorito alcuni politici. Sempre Renzi, infatti, secondo i massimi esperti di comunicazione politica, avrebbe sbagliato a personalizzare il Referendum dicendo “se perdo vado a casa”. Quello è stato un ottimo assist per gli avversari favorevoli al “no” alle riforme proposte dal Pd e dallo stesso Renzi. Hanno usato, infatti, la “parola sbagliata” di Renzi per attaccare lo stesso Renzi. Proprio per confermare, dunque, che le parole in alcuni contesti pesano come macigni.

Eppur vero, però, che le parole dai massimi leader delle diverse cariche politiche, servono ma occorrerebbe però, pesarle. C’è chi dice no ad inciuci e poi pur di una poltrona calda e comoda ritira la parola e agisce non mantenendo, appunto, la parola data. E anche in quel caso, non sarebbe stato meglio restare in silenzio?

C’è un personaggio politico, però, che del silenzio e del “pesare le parole” ne ha fatto l’arma vincente. Il consenso che ha avuto e che, tuttora, in una fase storica di distacco generale ai valori della politica e in questo momento di stallo, sta avendo. Si sta parlando di Paolo Gentiloni che ha sempre rispettato il compito assegnatoli e ha sempre avuto il giusto silenzio che hanno gli innocenti.