Emilia e Calabria due facce (opposte) dello stesso Paese

Made with love by Luca Giuseppe Murrone

Tra l’Emilia Romagna e la Calabria ci sono circa 900 chilometri di distanza che, se la si rapporta al contesto politico e socio economico attuale, aumenta a vista d’occhio fino a raggiungere proporzioni RealisticaMente parlando pazzesche.

Sono due modi, diversi, di affrontare un’emergenza – senza precedenti storici – che ha letteralmente messo in ginocchio il nostro Paese.

C’è chi, in Emilia Romagna in particolare, finanzia mille euro in più per il personale sanitario impegnato in prima linea in questa situazione surreale del nostro paese. C’è chi invece, attraverso slogan e conferenze, è riuscita, soltanto, da poco tempo a mettere insieme – come se fossero pezzi di puzzle – gli elementi di una giunta regionale.

Eppure il 26 gennaio scorso quando ancora si era spensierati e non avevamo attorno il mostro invisibile del virus, si è votato per eleggere i prossimi politici che avrebbero guidato le due regioni. Queste due regioni, oggi, RealisticaMente parlando, rappresentano uno specchio ideale, di opposti e contrapposti.

Subito a lavoro in Emilia Romagna con il presidente Stefano Bonaccini che, battendo la Borgonzoni, si è riconfermato alla guida regionale. Faccia nuova – se così possiamo definirla – in Calabria dove, per la prima volta in assoluto, a Palazzo Campanella si è insediata (con qualche giorno, legittimo di ritardo) Jole Santelli.

La Regione Emilia Romagna, dalla sede di Bologna, nella giornata di mercoledì 8 aprile scorso, ha fatto arrivare nelle varie provincie circa 2 milioni di mascherine. Ovviamente un gesto simbolico e di prevenzione che non può andare a soddisfare ogni singolo residente in regione ma che, certamente, è un piccolo aiuto.

In Emilia Romagna la sanità funziona, per fortuna, essendo una delle regioni più colpite dal Coronavirus.
In Calabria da Crotone a Rossano Calabro (circa 94 km da percorrere sulla strada statale 106, nota anche come strada della morte ) non c’è un ospedale aperto. Però, aspettate, le strutture ci sono.

A Cariati, provincia di Cosenza, ad esempio, c’è un nosocomio che, negli anni è praticamente morto sotto promesse dette e “Bla Bla Bla” di politici che – qualora ce ne fosse stato ancora bisogno – hanno ribadito il concetto che da “Magna Grecia” a Magna Magna è un attimo.

Quale occasione, come la straordinaria emergenza sanitaria che sta coinvolgendo il nostro Paese, per far ripartire, o per lo meno provarci, la sanità in Calabria? Bella domanda. Proprio la sanità, nella regione della “Magna Grecia” è commissariata. Dove girano i soldi, arriva la corruzione, arriva il malaffare a lucrare anche sulla salute dei calabresi.

Per fortuna, comunque, la Calabria rimane una delle regioni meno colpite dal Coronavirus (e qui facciamo tutti gli scongiuri del caso) ma c’è chi ne fa quasi una polemica politica che, in questa situazione di stallo del Paese in primis, e della regione poi, serve davvero a poco.

Come riportato dalla Gazzetta del sud, Jole Santelli in un’intervista del 10 aprile, interpellando il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha dichiarato: “Capisco che nella città di Reggio Calabria a breve ci saranno le elezioni e che i Masaniello di turno si ritrovino decisamente in difficoltà. Ma è bene precisare che, grazie al sostegno della Banca d’Italia, stiamo completando il piano di intervento regionale per il raddoppio dei posti di terapia intensiva, strutturato principalmente sugli hub regionali, per un totale di 213 posti letto rispetto ai 107 iniziali”.

Eppur si muove, quindi? In Calabria forse è così, tra caroselli e masanielli, potrebbero arrivare nuovi posti letto ma per quanto riguarda le strutture ospedaliere fantasma (come quella di Cariati, appunto) in questo caso, purtroppo, sembra che non si muova niente.

Mentre la Regione Emilia Romagna pedala, anche con eccezionali misure di welfare, per fronteggiare il più possibile l’emergenza, l’altra faccia (opposta) del nostro Paese, cammina un po’ a rilento, lasciandosi cullare da quel sentimento di rassegnazione generale che, da anni ormai, purtroppo, contraddistingue la terra di Calabria.