Educare ad educare- Insulti al baby arbitro, allenatore ritira la squadra

Pensiero della Sera

Made with love by Luca Giuseppe Murrone

In un mondo che perde valori quotidianamente, assistiamo sempre di più RealisticaMente parlando ad episodi che ci provocano diverse reazioni.

All’indomani della strage di Santo Stefano avevo scritto, per RealisticaMente un articolo dal  titolo Calcio, specchio riflesso di una società malata .  

Occorre  precisare, però, che il male che danneggia la nostra società non si evidenzia soltanto nelle curve degli stadi, ma anche da atteggiamenti frutti dell’ira delle persone quando c’è una sfida in atto.

L’uomo perde le staffe. Si traveste dell’indole animale e si trasforma in un feroce criminale non capace di intendere e volere.

Uno dei tanti episodi di cronaca che, in questi giorni è stato documentato con attenzione nazionale, è successo a Roma dove dei genitori hanno attaccato l’arbitro con continui insulti durante una partita di basket.

La partita di basket era tra ragazzini Under 13 e gli insulti dei genitori erano diretti ad un giovanissimo arbitro nato nel 2005.

A sentire gli insulti, le minacce animalesche e ridicole di gente adulta di età ma piccolissima di cervello- anzi i piccoli hanno più cervello- l’allenatore di una delle squadre sul parquet ha preso la coraggiosa decisione di ritirare la propria squadra accettando la sconfitta a tavolino per 20 a zero.

Come riporta Repubblica    

l’allenatore Marco Giazzi del Carpenendolo che stava vincendo di 10 punti sull’avversario, ha ritirato la squadra sperando di dare una lezione di civiltà e sportività a quei genitori che dovrebbero, RealisticaMente parlando, imparare ad educare.

Il post del coach sul suo profilo Facebook

Oggi più che mai abbiamo bisogno di segnali forti nello sport giovanile.

Ore 11:00, gara under13 come ce ne sono tante, in casa, con il miniarbitro classe 2005 che calca i parquet per le prime volte, a due mesi dal corso.

Salto a due e subito dagli spalti “fischi solo a loro, e ma guarda, è passi, è fallo, non ci vedi?”, con intensità sempre maggiore. Finisce il primo quarto, siamo sopra!

Inizia il secondo, la musica non cambia, sempre la stessa “è un massacro, e i falli, e le mani addosso, non ci vedi, quello è antisportivo, e questo non lo vedi?”. I ragazzi si innervosiscono, aumentano le scorrettezze in modo proporzionale alle proteste del pubblico.
Siamo ancora sopra, +10, una gioia immensa visto che veniamo da 6 sconfitte consecutive……………..ma poco importa!

Si riparte con la terza frazione, fallo tecnico a un giocatore, che ha perso le staffe. La platea impazzisce, “tu sei un criminale, gli hai fatto male apposta”, “che cazzo dai tecnico, vergognati coglione, vai a rifare il corso, quanto ti pagano?”, di più, di più e ancora di più.
Stiamo vincendo bene, 43 a 33, un mio giocatore fa un fallaccio, non fischiato dall’arbitro. E giù insulti. Non ne avevo necessità, ma decido di chiamare un time out.

Mi avvicino ai genitori sugli spalti e dico: “vi state rendendo conto di cosa sta succedendo? Noi qui in campo stiamo giocando a basket tutti insieme, ci lasciate fare ciò che ci piace in pace? E poi, potete smettere di protestare e insultarci?”
La risposta non è tardata. “Vergognati, deficiente, non devi dire a noi quello che dobbiamo fare, e poi la tua squadra non gioca a basket, chiamalo rugby o pugilato ma il basket è un’altra cosa”.

Gara sospesa nel terzo quarto, sul +10 per noi. Ritiro la squadra e spiego ai ragazzi la scelta. Non è colpa loro.
Chiedo l’omologazione 0-20, perché è stata una mia scelta il non voler giocare in questa situazione, e sinceramente né a me né ai miei ragazzi conta vincere ma fare ciò che ci piace nel clima più sereno possibile.

Ore 13:00. Fisso la palestra e non c’è più nessuno. Un vuoto.

Stamattina non hanno perso i ragazzi in campoma il basket, lo sport”

Di certo, invece, la lezione del mister, i giovanissimi atleti se la ricorderanno per tutta la vita, vergognandosi un po’ di aver dei genitori così, dannatamente, coinvolti in qualcosa che- dal loro punto di vista- è tutt’altro che un semplice sport.

Eppure il Basket, in sé, è uno degli sport più civili dal punto di vista sportivo e- forse- anche per questo leggermente sottovalutato nel nostro Paese.

Ma si sa, però, la mamma degli imbecilli è sempre incinta.