COVID, 110 MILA E OLTRE . . .

Quando si parla di numeri e in particolare del numero 110 vorremmo tutti una lode.
Questa volta, RealisticaMente parlando, i numeri devono farci riflettere.
In Italia, da quando un assurdo mostro invisibile chiamato Covid-19 ha invaso il nostro Paese, sono morte oltre 110 mila persone. [fonte Ministero della Salute]

Ma dietro i numeri ci sono storie, sensazioni, emozioni e tanti, tantissimi, dolori.
Dietro i numeri ci sono storie di donne e uomini. Di giovani e meno giovani. Storie di vita e di morte. Storie che lasciano un segno incancellabile nella nostra memoria collettiva.

C’è tanta sofferenza e dovremmo tutti portare – in maniera laica o religiosa (scegliete voi) la nostra preghiera e il nostro silenzio per questi 110 mila e oltre. Perché la pandemia e soprattutto le vittime sacrificali di questa assurda via Crucis vivente non si ferma oggi, seppur in un periodo Pasquale e quindi di festa.

La storia, però, ci insegna che ha tutto c’è un inizio e c’è una fine. Quando arriverà la fine di questa carneficina? Non è noto sapere. Sappiamo però che tutti, anche se sembra orbai banale dirlo, possiamo continuare, nel nostro piccolo, a fare la nostra parte.

REGOLE E RABBIA

Come possiamo fare la nostra parte? Anche in questo le regole – seppur banali – possono essere semplici da rispettare. Ma la gente è stanca. Di tutto e di più.
A Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, nei giorni scorsi è comparso un video sui social dove una signora ha picchiato, armata di bastone, un signore che camminava in compagnia.

Non è di certo, questo, l’unico “gesto” che può evidenziare uno stato di rabbia generale. Ci sono anche tanti giovani che ogni giorno vivono la loro libertà oppressa in maniera molto preoccupante.
Nelle ultime settimane, anche diverse testate giornalistiche e non solo, hanno dedicato inchieste sul tema “dell’isolamento dei giovani”. Giovani che non mangiano, non parlano, si isolano e non sognano più.

Nel mio agire quotidiano, spesso, mi trovo a parlare con le persone. Alcuni dicono, addirittura, “ma tu ricordi la vita prima del Covid”? C’è chi la vita, prima del Covid, non la ricorda più. C’è chi ha spento i sorrisi avvolti da una mascherina. C’è chi ha bagnato i sogni di gel igienizzante e c’è chi, anche, è costretto a collegarsi e a relazioni sociali solo virtuali.

IGNORANZA

Ma oltre al Covid da estirpare e isolare, c’è un altro virus al quale, forse, questo nostro Paese dovrebbe trovare un vaccino valido. No, attenti, non si sta parlando di AstraZeneca o di Pfizer e altri, ma un vaccino semplice, sicuro ed efficace per ostacolare l’ignoranza che – soprattutto di questi tempi di incertezza, rabbia e depressione collettiva – prende sempre più piede.

E se la scienza, dal canto suo, prova ad ostacolare l’avanzamento dei contagi in Italia con somministrazioni di vaccini e una, seppur criticata, piena campagna di vaccinazione, l’italiano ignorante e delinquente genera odio, violenza andando contro anche il ricordo e il rispetto dei 110 mila morti e oltre.

A Brescia, nella vigilia di Pasqua, infatti,[] due bottiglie molotov sono state lanciate contro la sede vaccinale cittadina di via Morelli. Due settimane prima di questo evento giudicato anche dallo stesso governatore lombardo Attilio Fontana come «attacco ignobile» era stata presa di mira anche la sede dell’Istituto superiore della sanità a Roma.

Gesti che fanno, tanto riflettere. Perché c’è qualcos’altro oltre ai 110 mila morti che il nostro bel Paese piange. E forse, RealisticaMente parlando, in larga parte non abbiamo ancora capito niente di questa situazione. Quanti altri ne dobbiamo contare affinché tutto passi? Quanti altri ne dobbiamo piangere affinché qualcosa possa muoversi? Basterebbe una preghiera, anche laica, e un pieno rispetto per la scienza e la storia perché tutto ha un inizio e una fine.