CAOS SANITÀ IN CALABRIA, «HANNO PERSO IL MIO TAMPONE»

La Terra di Magna Grecia, la bellissima Calabria, continua a proporre storie che fanno rabbrividire. Quella che ci racconta un cittadino di Mandatoriccio, sulla costa ionica calabrese in provincia di Cosenza, è solo l’ennesima punta di un’iceberg che sta per crollare.

La pandemia in corso d’opera, infatti – qualora ce ne fosse stato bisogno – ha evidenziato maggiormente le lacune di un sistema sanitario martoriato, umiliato, deriso e che non vuole riprendersi e riadattarsi per cercare, per lo meno, di arginare l’evoluzione del virus.

Ma andiamo al dunque. Un cittadino del Comune di Mandatoriccio – che preferisce restare anonimo – ci ha raccontato la sua spiacevole avventura con il Covid19. Prendersi il Virus, certamente, non è una colpa e deve essere però un diritto sapere la propria situazione, soprattutto dopo che lo stesso cittadino, ha avuto la conferma dell’esito positivo di un tampone.

L’ESPERIENZA CON IL COVID

In data 8 aprile, questo cittadino si sottopone al tampone molecolare. Tutto nella norma, insomma. È la prassi da effettuare, su tutto il territorio, in casi di sintomi da Covid o contatti con persone positive. Il tampone, quindi, risulta essere positivo a testimonianza di un crescente numero di contagi e positivi su tutto il territorio comunale e dei paesi limitrofi.

Quarantena obbligatoria e sintomi che hanno costretto il cittadino e nostro lettore a restare a casa. Passati i giorni di convalescenza, però, l’ASP di Cosenza, con il distaccamento dell’ASL di Rossano-Cariati, ha mandato dei medici al domicilio di questo signore per sottoporlo al nuovo test di controllo in data 20 aprile.

“MI SONO PERSO”

Da allora, dopo esser passata una settimana, il signore, che lentamente sta uscendo dal buio del Covid19, ha deciso di contattare il numero dell’Ente Sanitario che ha effettuato il tampone e che gli è stato rilasciato. Dopo un po’ di attesa, dal centralino gli hanno espressamente risposto: “Ci dispiace ma abbiamo perso il suo tampone”.

Paradossale, RealisticaMente parlando. Storie di un caos assurdo e imbarazzante che “governa” la sanità calabrese che, nello stesso tempo, continua ad essere commissariata. Ma quello di questo cittadino, al quale l’ASL ha effettuato il tampone domiciliare, è solo – come si è detto nell’incipit di questa notizia – la punta di un’iceberg da scalare ma che, occorre precisarlo, sta crollando nel mare della rassegnazione.

Si è perso un tampone e pure l’ASL, che avrebbe dovuto dare riscontro allo stesso cittadino, essendo passati i 21 giorni di positività, questo signore sarebbe potuto uscire di casa tranquillamente, poiché non più contagioso.

LA DENUNCIA E LO SFOGO

“Ma devo essere io a chiamare l’ASL per sapere l’esito del mio tampone”? È questo lo sfogo del nostro lettore che, però, al mix di rabbia, tristezza, pensa prima di tutto a lasciarsi alle spalle questo incubo chiamato Covid19 che a Mandatoriccio e nel circondario continua a spaventare.

Quando, però, la rassegnazione generale e lo sconforto prendono il sopravvento sulla rabbia e l’indignazione significa che siamo davvero messi male e non basta solo protestare, denunciare, e chiedere il #dirittoallasalute che molti cittadini, da anni ormai, vedono privarsi.

Anche RealisticaMente ha voluto contattare il numero telefonico fornito dallo stesso cittadino che, tramite il nostro spazio, ha voluto denunciare il suo spiacevole episodio, però – come si sospettava – non abbiamo ricevuto nessun tipo di risposta. Il telefono continuava a suonare ma, forse, anche in quel caso l’avranno perso per strada.

ALTRE TRISTI TESTIMONIANZE

Se il tampone viene perso c’è anche chi, nel caos generale di questa situazione, il tampone non l’hai mai fatto. Ce lo racconta un cittadino al quale è arrivato l’esito positivo di un tampone molecolare. Niente di strano, vero, se non fosse che questa persona il tampone non l’ha mai fatto.

Il rosso, ormai, quindi, non è solo il colore che per settimane ha contraddistinto la Calabria ma esprime anche il sentimento di rabbia e frustrazione dei cittadini stessi che spesso, utilizzando i social, esprimono messaggi non certo amorevoli nei confronti dell’aziende ospedaliere.

Un altro caso, quello di un ragazzo di Cariati che, scrivendo “vergogna” agli indirizzi dell’ASL, racconta la sua vicenda con il Covid.
È risultato positivo, infatti, il 26 marzo e alla data del 7 aprile scorso non ha ricevuto nessuna comunicazione per fare, come scrive lui, “questo benedetto tampone il quale gli spettava di diritto”.

CATTEDRALE NEL DESERTO

Se si percorre un po’ di strada, quella denominata 106, da Mandatoriccio si arriva a Cariati. Sulla sinistra il Mare Ionio e una ferrovia con un solo binario a far da sfondo ad un treno che, forse, mai, passerà. Ci sono anche tanti guardrail addobbati di fiori, peluche, e ricordi di gente che su quella strada ha perso la vita e ha trovato la morte.

C’è anche un ospedale, il Vittorio Cosentino di Cariati, che da più di dieci anni ormai, viene usato soltanto per propaganda elettorale e come teatrino politico di tanti “Bla Bla Bla” e pochissimi fatti se non la chiusura avvenuta nel 2010 per opera di Scopelliti.

E c’è anche chi continua a protestare, in presidio popolare proprio nel nosocomio cariatese, per rivendicare un diritto alla salute. Sono i ragazzi del Comitato Le lampare [vedi il nostro articolo del 26 gennaio 2021] che vogliono mantenere una luce di speranza in un territorio abbandonato al buio della rassegnazione. E chissà se con quella struttura ospedaliera cariatese se fosse stata aperta e funzionante, si sarebbero persi dei tamponi e avrebbe funzionato meglio la macchina organizzativa?

A queste domande, forse, non potremmo mai trovare una risposta ma del caos generale che governa la sanità calabrese da anni ormai, continueremo, RealisticaMente parlando, a raccontarne fatti e a porci sempre mille altre domande. Continuate a seguirci. . .