Made with love by Luca Giuseppe Murrone
La coca è na ricchezza, non per chi la usa ovviamente ma per chi la produce e la immette nel commercio illegale. Mentre l’Italia fa i conti con la divisione in zone colorate, c’è un “colore” che continua a regnare sovrano su tutti e non si pone limiti, non sente la crisi. Anzi dalla crisi trova ricchezza.
La Zona bianca è tutto il nostro Paese. Una zona bianca, ad esempio, è a Gioia Tauro – dove si trova uno dei porti più importanti d’Europa – dove annualmente vengono sequestrate quantità immense di “polvere bianca” comunemente chiamata cocaina.
E chissà dove va a finire questa cocaina? Chissà chi ci guadagna? Chissà a chi va a rovinare una dose di cocaina? Tutte domande legittime alle quali ancora a tutte non si è trovata una reale risposta. E non basta, quindi, un Dpcm per decretare questo: la zona bianca – che ci piaccia o no – fa parte della nostra quotidianità.
E con il Covid com’è la situazione del commercio illegale di cocaina nel nostro Paese?
Nell’ultima settimana il porto di Gioia Tauro è stato, nuovamente, protagonista di un’operazione storica e importante di contrasto al traffico internazionale e commercio di sostanze stupefacenti e cocaina appunto.
I funzionari dell’Agenzia delle Dogane locali, unitamente ai Militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura di Reggio Calabria, diretta dal procurato Giovanni Bombardieri, hanno sequestrato ben 932 chili di cocaina purissima proveniente dal Cile.
La “bianca” era già pronta a “fregare” i controlli poiché si nascondeva all’interno di un container che trasportava cozze surgelate e divisa in 800 panetti stipati all’interno di 37 borsoni. Il tutto avrebbe fruttato un introito illegale di circa 186 milioni di euro.
Ma gli occhi attenti dei nostri militari, ovviamente, non si sono limitati soltanto a compiere questo tipo di operazioni al porto di Gioia Tauro ma se si sale e scende lo Stivale ci si accorge di quanto le misure restrittive e di contrasto in zona bianca siano davvero tante, in tutto il nostro Paese.
Eppure la “bianca” continua a circolare, a inquinare, RealisticaMente parlando, le nostre città anche e soprattutto le grandi città.
Occhi attenti, però, che non possono arrivare a tutto. Si parla, infatti, di container fermati e sequestrati e altri che riescono ad oltrepassare i controlli per raggiungere le destinazione. E la ‘ndrangheta si arricchisce.
Basti pensare a come la ‘ndrangheta e le mafie in generale ci guadagnino con la cocaina per capire come questa cocaina riesca ad entrare così facilmente sulle nostre strade, piazze e anche case provocando morte, disperazione e causando solo ricchezza ai “soliti (ig)noti”.
L’acqua del Po è stata analizzata da istituti di ricerca negli anni è si è riscontrata la presenza di cocaina. Una zona bianca, un fiume che non sfocia mai anzi continua ad acquisire le acque della disperazione e della monnezza.
Anche nella Capitale, la coca arriva e si fa notare ma qualcosa, per fortuna, si riesce a fermare. Ed è proprio dell’11 novembre la notizia del sequestro – messo a segno dalle fiamme gialle di Roma […] di oltre 52 chili di droga tra cocaina ed eroina.
Si tratta di un’ampia operazione di contrasto messa in atto dalla Guardia di Finanza di Roma denominata “Rebus” che ha condotto agli arresti ben 18 persone.
Le operazioni sono tante ma la droga in circolazione, a quanto pare, è maggiore. E la zona bianca si allarga e non conosce, decreti, restrizioni, crisi e confini.