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Una cintura attorno al collo e poi stringere per provare la sopportazione e la resistenza, documentando il tutto con il suo smartphone su uno dei social più seguiti – in particolare dai minorenni – in questa fase storica, TikTok.
La decenne palermitana, però, è rimasta asfissiata per il gesto estremo dopo aver seguito tutti i singoli passaggi della terribile “challange della morte”.
A trovarla in bagno priva di sensi, nella serata di mercoledì 20 gennaio scorso, sarebbero stati proprio i genitori.
Dopo aver tolto dal collo della ragazzina la cintura ancora legata al collo, i genitori, l’hanno trasportata immediatamente al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico di Palermo. Qui i primi accorgimenti che la situazione non era di certo rassicurante.
Il comunicato dell’ospedale di Palermo
Ad attestarne la morte celebrale sono stati i medici del nosocomio palermitano che, a firma del direttore sanitario Salvatore Requirez, hanno rilasciato un comunicato che – ripreso da Repubblica – riportiamo di seguito.
“La bambina di 10 anni, sulla cui identità vige il massimo riserbo, è arrivata al pronto soccorso alle 21.04 di ieri, con mezzi propri, in arresto cardiorespiratorio di non precisabile durata temporale in quanto l’inizio è ricostruibile, con anamnesi indiretta, solo approssimativamente attraverso il racconto dei genitori che l’hanno accompagnata. Immediatamente accolta in codice rosso ha usufruito delle manovre di rianimazione cardiopolmonare e il cuore ha ripreso il battito. Ha quindi subito eseguito una Tac encefalo che ha evidenziato una situazione di coma profondo da encefalopatia post anossica prolungata”.
La famiglia della decenne palermitana come riporta “Repubblica” ha scelto la donazione degli organi.
Lo smartphone della vittima è stato posto sotto sequestro e la magistratura ha avviato le indagini per ricostruire completamente la vicenda.
Dal social TikTok sono arrivati anche sentimenti di cordoglio e vicinanza per una tragedia assurda ed evitabile e fanno sapere di prendere provvedimenti per tutelare i minori e la loro salute, oltre ad essere disposti a collaborare alle indagini con le autorità competenti.
Nel mondo dei social accade anche questo. Le sfide, infatti, sono tante e sono sempre di più i “bimbi” e “ragazzini” che aderiscono e compiono gesti estremi. Anche a Napoli, infatti, nelle scorse settimane un ragazzino di 11 anni si sarebbe tolto la vita “per gioco”.
Ma i social, mezzi utili per accorciare le distanze, possono fare anche tanto male e, con la morte, non si può giocare.
RealisticaMente parlando, infatti, i giovani – oggi più che mai – devono essere tutelati e salvaguardati da questi “mostri invisibili” che, spesso, si nascondano nella rete del web.
In periodo di pandemia, inoltre, sono aumentati questi gesti estremi. Comprensibile, forse, poiché il Coronavirus ha limitato i sogni dei ragazzi ma a tutto c’è un rimedio, una soluzione. Solo alla morte non c’è rimedio e, RealisticaMente parlando, non si può e non si deve mai e poi mai, “morire per gioco”.