Made with love by Gian Franco Murrone
Si dice che siamo ciò che siamo anche – forse soprattutto – in funzione di ciò che eravamo.
Con il passare degli anni la misura della nostra esistenza si consolida prevalentemente in ragione di ciò che siamo in grado di raccontare: siamo i nostri ricordi, le nostre esperienze e la storia su cui poggia il nostro presente è spesso il lievito che fa germogliare il nostro futuro; finchè c’è futuro.
Ma cosa accade quando la memoria si addormenta, quando si spezza?
Che ne è della nostra esistenza – intesa come atto di presenza – quando la nostra identità si sfuma tra le nebbie del tempo e la memoria smette di rispondere alle nostre chiamate?
Che ne è della nostra vita quando l’architrave su cui poggia è corroso irreparabilmente?
Siamo ancora o non siamo più?
Qualche tempo fa ho dedicato qualche ora alla visita in un centro in cui – per qualcuno – i erano solo il rimbalzo intermittente di lucciole che arrivano da molto lontano e, da quella giornata, è nata questa qui e mi faceva piacere farvela leggere perché è tanto radicale quanto densa d’amore. ricordi
C’è freddo
nel retrobottega
di questa memoria spenta
l’odore di piscio m’affanna
il cuore si confonde
mi cigolano le ginocchia
le rughe mi spingono su quella panchina
ho tutto nel rimorso
del ricordo che mi assale
sovvengono bagliori
solo vecchie sillabe
appoggiate a questo niente
di amori che mancano
di volti scomposti,
è un ricamo di suoni
Una solitudine
arrivata
arrivata e basta
scompaio
mi siedo al buio
di questa notte incessante
mi affaccio ancora come un neon intermittente
sul fluire muto della mia storia
senza storie.
Resta solo il cuore
addomestica il mio silenzio
e nobilita questa rabbia che mi implode dentro,
ogni volta che ti guardo e non so chi sei.
Eppure…il tuo profumo, cazzo se lo riconosco!