Ci sono ombre e panni sporchi. Caschi pronti a far respirare coloro ai quali il respiro manca.
Ci sono camici pronti ad essere indossati. Mascherine imballate pronte a coprire sorrisi ma che nascondo anche occhi stanchi e scoraggiati.
Siamo davanti ad un ospedale qualsiasi del Nord Italia dove si leggono indicazioni comuni per chi deve fare i tamponi oppure dirigersi verso i vari reparti. Il Covid fa ormai parte di noi, anche se la campagna vaccinale continua ad andare avanti in tutto il nostro Paese.
Come sempre accade, però, c’è sempre un’altra parte della medaglia da analizzare, RealisticaMente parlando, per capire come vanno le cose e devono essere risolte. Anche nella lotta al virus, dallo scoppio della pandemia, si sono trovate incolmabili differenze tra Nord e Sud.
A CHE PUNTO SIAMO?
Molti si chiedono comunemente “a che punto siamo”? Se lo chiede l’italiano medio ma se lo chiedono anche gli stessi politici coloro che, in prima linea, avrebbero dovuto ostacolare questa assurda pandemia. Ma i dati, seppur da lunedì 26 aprile scorso si è provato nuovamente a ripartire, continuano a non essere perfettamente buoni.
Alt, però, a non fare terrorismo mediatico. È questa l’accusa generale che il popolo ha avanzato e continua ad avanzare nei confronti della stampa nazionale e locale in generale che sì, magari, ha anche qualche colpa però vi siete mai messi nei panni di chi, ogni giorno, nel limbo dell’ignoranza che regna sovrana, vuole difendere quel sacro diritto della “libertà di stampa”.
NON È UN’INVENZIONE DEI GIORNALISTI
Il Covid non è un’invenzione dei giornalisti e non lo sarà mai. Ma non è tantomeno un’invenzione di laboratorio così come anche qualcuno – forse anche dalla stampa stessa – ha voluto far emergere. Eppure, spesso, anzi ogni giorno, molti giornalisti – la maggior parte precari a tempo indeterminato (che non avranno mai un contratto) – risultano vittime del sistema.
Ogni giorno, infatti, capita di sbirciare sui social il parere di molti colleghi e amici che fanno informazione. Mi è capitato anche personalmente, RealisticaMente parlando, di essere accusato, appunto, di terrorismo mediatico quando, sul mio profilo Facebook, riportavo semplicemente dati e numeri di una pandemia che non è e non sarà mai un’invenzione.
Anche a Modena, ma non solo, nei giorni scorsi e settimane si sono ritrovati molti “no Mask” – quella categoria sociale non definita – che protesta e basta contro le restrizioni di questo governo per limitare la diffusione del Coronavirus.
Paradossali anche le proteste scaturite in rabbia, scontri con le forze dell’ordine, di commercianti e ristoratori ai quali si sono aggiunti anche “showman” che sfruttano l’arroganza della loro ignoranza per avere sostegno, per esser apprezzati sia sulla piazza social (e quindi virtuale) che sulla piazza reale.
NON ABBASSIAMO LA GUARDIA
Ci sono siringhe pronte ad essere usate. Persone in attesa di essere vaccinate. Ci sono però persone, esseri umani, che questa storia non la leggeranno mai più anche se qualcuno, dall’alto dell’arroganza dell’ignoranza pensa ancora che questo virus e quello che tutti noi stiamo vivendo sia, RealisticaMente parlando, solo una folle invenzione.