di Andreas Procopio
In una società ossessa con il perfezionismo o l’apparire perfetto e vincente in qualsiasi momento o percorso di vita, ho pensato spesso e volentieri come padre di tre figli che frequentano le scuole, che sarebbe un’ottima idea invece se nelle scuole insegnassero agli studenti non solo come essere vincenti o affermati, superare esami o competizioni brillantemente, ma anche come sbagliare o fallire. O meglio insegnare come si può sbagliare o fallire in modo virtuoso.
In questi periodi, periodi di esami, sono sempre più frequenti notizie che arrivano, da tutte le parti,di tragedie che colpiscono giovani e giovanissimi, che sotto il peso dello stress dell’affermarsi o del concludere positivamente un percorso , tragicamente si tolgono la vita, perché pensano di non essere in grado di superare questo o quell’esame o pensano di non essere, addirittura, all’altezza delle aspettative su di loro riposte.
La storia del resto è tappezzata di esempi di grandi personaggi vincenti e di successo: attori di Hollywood, poeti, scrittori, filosofi, scienziati, atleti, politici, musicisti, inventori, visionary ecc.
Tutte queste persone di successo, o quantomeno la maggior parte, hanno però in comune una cosa: ad un certo momento della loro vita hanno tutti assaporato il gusto del fallimento. Chi in modo chi in un’ altro. Prima di diventare per quello che in fondo li conosciamo, hanno tutti fallito in qualcosa.
Qualcuno ha avuto la disavventura di avere una giovinezza disagiata. Qualcun’altro è stato afflitto da malattie o disabilità. Altri hanno avuto disavventure o fallimenti a scuola, all’università o nel lavoro, altri ancora sono stati costretti a cambiare carriera.
Molto spesso, è stato il semplice fatto di fallire o sbagliare o essere stati costretti a sbagliare in un qualche momento della vita, che ha contribuito a rendere queste persone vincenti o di successo.
Mai come in questo contesto il famoso detto, non tutti “i mali vengono per nuocere”, risulta in fondo vero.
Per esempio, il famoso pittore Matisse, prima di diventare quel grande pittore che tutti conosciamo e ne ammiriamo adesso le opere, era,infatti, un avvocato. Matisse fu costretto a stare a letto per quasi un anno per via di un raro e complesso caso di appendicite. Matisse fu talmente annoiato nel stare a letto che iniziò a scoprire l’arte di dipingere. Diventò talmente ossessionato dalla pittura che nonostante si riprese poi dalla malattia, mai più torno a proseguire la sua carriera di avvocato.
Maya Angelou, famosa poetessa Americana, da bambina subì un trauma talmente serio che la rese incapace di comunicare per tantissimi anni. Fu confinata in un scuola per bambini con problemi psichiatrici e considerata una persona anormale. Oggi, Maya è una delle figure poetiche più eccelse della poesia americana, nonché un’artista di successo anche nel mondo della musica.
La campionessa olimpionica Judy Simpson, spesso nomina il fallimento come l’energia vitale per un atleta nel raggiungere il successo.
Fallire, dice la Simpson, è sapere che, in fondo, si è bravi in qualcosa.
Pensiero condiviso anche dal miliardario businessman Soichiro Honda, fondatore della medesima casa automobilistica, e non solo, Honda.
Honda fallì numerosissime volte nel tentativo di mettere in piedi il suo progetto di costruire una casa automobilistica. Riassumendo brevemente i suoi enormi successi e come ci sia arrivato a quelli, Honda rimarca come il successo sia stato raggiunto solo attraverso ripetuti fallimenti. Infatti, lo stesso ritiene che il successo è solo 1% del lavoro, il resto si chiama fallimento.
In una società come questa, dove tutti vengono misurati in base ai successi, è difficile per chiunque accettare prontamente i fallimenti senza che questi ne compromettono gravemente l’autostima.
Ma è spesso attraverso l’ interruzione temporanea, più o meno lunga, che la nostra mente può pensare creativamente a come continuare ad operare su altri livelli o trovare altri metodi di superare le situazioni.
Ci sono psicologi che pensano che il genere umano cresce solo dopo essere caduto. Ritengono che solo attraverso la nostra vulnerabilità, inferiorità e le nostre debolezze possiamo davvero essere più forti e più completi.
Diventiamo sempre più superficiali perché il successo viene imposto sui fallimenti ma è sicuramente vero che le persone, tra le più interessanti al mondo, sono quelle che hanno fatto le cose in modo un po’ diverso da quello che la società odierna detta. Persone che non hanno avuto paura di dire che fallire è umano e il fallimento ha portato qualcosa in più alle loro caratteristiche, alle loro carriere nonché alla loro vita.