di Luca Giuseppe Murrone
Come tutte le cose, anche il mondo del calcio sta attraversando la sua evoluzione.
I calciatori, oggi, vengono visti, soprattutto dai più giovani, come delle “stars” a testimonianza del fatto che siamo in una fase storica dove prevalgono i falsi miti.
Nel 2017 il calcio, in Italia in particolare, è sempre più privo di bandiere ma sempre più ricco di falsi miti, giocatori potenzialmente forti dal punto di vista calcistico, ma quello umano lascia (spesso) a desiderare.
Nelle ultime settimane ha tenuto banco un fatto di cronaca sportiva: quello del talentuosissimo portiere 18enne del Milan, Gigio Donnarumma, che avrebbe rifiutato il prolungamento del contratto al prezzo “onesto” di quasi 5 milioni a stagione per i prossimi cinque anni.
Si, proprio così, 5 milioni di euro a stagione per difendere i pali della porta di quella che hai definito essere la tua squadra del cuore da bambino, potendo, qualora avessi accettato l’offerta, diventare la nuova bandiera del Milan.
Fatto sta che, a quanto pare, in mezzo tra il Milan e Donnarumma si sarebbe messo proprio il procuratore del calciatore classe 99, che a modo di Don Abbondio avrebbe detto “questo matrimonio non sa da fare”!
Il ricchissimo procuratore di Donnarumma è proprio lui: Mino Raiola che, per far un esempio banale, soltanto dal trasferimento di Paul Pogba dalla Juventus al Manchester United, che ha portato alle casse bianconere oltre cento milioni nell’estate del 2016, si è messo in tasca poco meno di 50 milioni.
Sono esempi banali, anche perché far i conti in tasca ad un personaggio come Mino Raiola, visto il gran numero di calciatori rappresentati, in un mondo del calcio sempre più 2.0, è davvero complicato.
Donnarumma, come lo stesso Pogba, sono solo alcuni dei tanti nomi gestiti proprio dal procuratore ultra milionario e secondo alcuni tifosi, diventare una bandiera di un club, avendo come procuratore il “re del calciomercato” è spesso impossibile.
C’è da dire che, oggi, il calcio è visto quasi soltanto come lavoro, dove i calciatori corrono in campo e son pronti (giustamente o ingiustamente?) a cambiar maglia ad ogni sessione di calciomercato.
Basti pensare a nomi che ogni estate scaldano il mondo intrigante del calciomercato; uno fra tutti: Zlatan Ibraimovich, che anche in quest’ultimi giorni sta tenendo banco.
Chi è il manager del calciatore svedese che, in Italia, ha militato, nella Juventus, nell’Inter e nel Milan? Si, avete capito bene, proprio lui: Mino Raiola.
Comunque il caso Donnarumma, potrebbe, dopo l’europeo under 21 concluso martedì 27 giugno con la vittoria della Spagna per 3 reti a 1 sugli azzurrini e che l’ha visto protagonista (in negativo visto le polemiche social rivolte contro di lui) prendere una scossa positiva.
Infatti, lo stesso Donnarumma, usando il suo account twitter ha dichiarato amore eterno al suo procuratore Mino Raiola affermando “#Donnarumma #MinoRaiola Ieri, Oggi, Domani!” tranquillizzando così società e tifosi di rivedere la situazione contrattuale non appena finiti gli impegni sul campo.
Sarebbe pronto un talentuosissimo ragazzo di diciotto anni a vestire per sempre la maglia rossonera del Milan, rifiutando offerte mostruosamente alte da club (potenzialmente) più forti- non solo sul campo ma anche sull’aspetto economico- della società milanese?
Sono tanti i paragoni fatti e che si continuano a fare tra Donnarumma e Gigi Buffon, portiere della Juventus e campione del mondo con l’Italia nel 2006.
Proprio nel 2006, dopo la trionfale uscita degli azzurri che hanno vinto la coppa del mondo, Buffon è stato protagonista di una sessione di calciomercato.
Lo stesso, infatti, dopo lo scandalo Calciopoli che ha mandato in serie b la Juventus, è rimasto a Torino, abbassandosi lo stipendio, sposando il progetto Juventus e diventando così una grande bandiera della Juventus e non solo.
Bisogna dire, però, che quando Buffon, nell’estate del 2006 ha scelto a tutti gli effetti di diventare simbolo, leader e bandiera della squadra bianconera, Gigio Donnarumma aveva ancora 7 anni.
Era un calcio di altri tempi (forse) ma dopo che l’ultimo re di Roma, Francesco Totti, ha lasciato a 40 anni suonati, la sua “A Maggica” e sopratutto dopo che anche Buffon tra un po’ (purtroppo) appenderà le scarpe al chiodo, ci saranno ancora bandiere in questo mondo calcistico?