di Gian Franco Murrone
Ho perduto il senno
e me ne accorgo, ancora qui
con la macchina accesa e fari spenti
la nebbia fuori e dentro io e te
con i tuoi rimorsi
e i tuoi fantasmi
ancora a chiedermi perché
pronto a donare il mio paesaggio
ad una secca foglia d’autunno
e mi fa male quest’aria pesante
provo a dipingere cambiare d’umore
mi spiace ma non lo so fare
il freddo, fuori,
e tutto ciò che resta
………………… una piccola goccia di cristallo
adagiata sul mio viso
so che questo ci accomuna
il cuore fermo
un battito,……. forse due
poi i fari si riaccendono
quella piccola goccia si asciuga
penetra la pelle
mi si tatua dentro
in quel cimitero di idee
che sto diventando
sempre più fermo solo e atterrato
barricato in un insensato gesto
che mi accorgo che non mi appartiene
…….. provi a strapparmi inavvertitamente
i miei pezzi più cari, e so che non te ne accorgi
la mia arte, o la mia vita, è tutta qui
e non posso rincorrerla
o rinunciarvi…
…….. questo senso di vuoto
questo dondolare su un’amaca impazzita
che si burla di me non mi appartiene
eppure… esiste
tutto ciò troppo crudo e violento mi appare
e lenisce quest’orrore
solo l’aria che a ciò pare addolcirsi
per regalarmi attimi di calore
fra questo mare di folate di vento
che mi passano nel cuore
in compagnia di strazianti versi
recitati da obsoleti fantasmi
…….. è una sensazione alla quale
la mia mano non può tacere
e tutto ciò che in me con aria cattiva
oggi passeggia è presagio (malvagio)
…….. ed io la vedo quest’intima follia
questa goccia di vitalità che è il
come una lacrima
figlia di una pallida emozione,
che poi ti volti……………… e d’un tratto
non c’è più.