Dicembre

Da le parole che abito di Gian Franco Murrone

Dicembre

Dicembre, profilo d’assenza che si muove e scompiglia. 

Distanze, attese e sepolte, sul profilo delle mia ciglia. 

Sul respiro stanco del mio stomaco vuoto, 

di guance perfette che sanno di buono che sanno d’altrove. 

Tu, cosi lontano che mi dormi a fianco col tepore del giorno pronto a venire così disadorno e maldestro che quasi non lo riconosco.

Ho gli occhi lucidi e me ne accorgo. 

È dicembre di festa! Mi dicono. Mi dico: No.

Vetro in frantumi di spazi arresi, di spazi appesi, coltre di terra appiccicata alla mia che è di nervi e poesia.

E so

restare sospeso tra il dolore e il beato, perché cosi è la mano